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Comune di Marostica

Provincia di Vicenza - Regione del Veneto


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Chiese

 

Chiesa di S. Antonio Abate

Si hanno notizie di questa chiesa dal 1383 ed è quindi un edificio religioso risalente all’età del dominio scaligero (1311-1387). L’edificazione è avvenuta su un sito ove, forse, sorgeva un ospizio per pellegrini.
Alle origini la chiesa presentava una struttura modesta e dal 1440 le fonti documentarie attestano l’esistenza di un piccolo convento di frati francescani, adiacente la chiesa stessa. I frati vi rimasero fino al 1656, quando il convento venne soppresso, perché troppo povero e privo di rendite. Nel Seicento la chiesa e il convento passarono sotto la direzione della Confraternita del Carmine. Nel 1730-1740 la chiesa venne ristrutturata ed ampliata, come attesta l’iscrizione sulla facciata, assumendo le dimensioni attuali. Successivamente e fino alla sua erezione in chiesa parrocchiale (1930) fu “chiesa succursale” dipendente dalla chiesa arcipretale di Santa Maria. Il campanile richiama nella sua struttura la forma di una torre, con cella campanaria dotata di bifore a sesto acuto e completata da  una cuspide conica, di notevole interesse architettonico.

Interno
Ad aula unica, conserva l’opera d’arte di maggior pregio della città di Marostica:  la pala dell’altare maggiore nota come la Predica di San Paolo all’Areopago di Atene di Jacopo Dal Ponte (1510 c.- 1592), detto il Bassano, e di suo figlio Francesco, eseguita nel 1574. Gli altari di cui la chiesa è ricca sono impreziositi da paliotti, i quali  risalgono ai secoli XVII e XVIII. Il paliotto sul fronte della mensa dell’altare è ricco di  decorazioni che fanno riferimento al santo cui l’altare è dedicato, è in pietra e scagliola incisa e testimonia la presenza nel territorio di maestri scagliolisti di grande  perizia e bravura. Gli affreschi con la Gloria di San Antonio Abate nei tre scomparti del soffitto della chiesa si devono a Giuseppe Graziani (1699- dopo 1760). Il frate Felice Cignaroli (1727-1796) è l’autore della pala d’altare (1768) che raffigura la Deposizione di Cristo con santi. Testimonianza della presenza francescana è il dipinto di Luca Martinelli del 1617 che raffigura la Santissima Trinità e santi : ai lati della Trinità si possono ammirare i santi Ludovico da Tolosa, Bonaventura, Francesco e il Papa Pio V.

Chiostro
È quanto di originale si può ancora vedere dell’antico Convento. Struttura semplice, che si sviluppa su due lati, è un chiostro con portico, con un piccolo giardino interno, un modesto brolo e pochi vani di modeste dimensioni che ben testimoniano la semplicità e la parsimonia della vita francescana. Sotto il portico del chiostro sono conservate alcune opere scultoree quali San Rocco e San Sebastiano, risalenti al XV sec., San Bernardino da Siena  e San Giuseppe, San Pietro e San Paolo, sculture che un tempo si trovavano nel presbiterio della chiesa di S. Antonio Abate. Di notevole interesse storico la lapide sepolcrale con l’iscrizione che ricorda la sepoltura di Cornelio Bianchi e di sua moglie Elisabetta. La lapide proviene  dalla chiesetta di San Benedetto, ora non più esistente, che fu edificata intorno alla metà del XVI sec., sulle omonime colline, che portano a Bassano, proprio da Cornelio Bianchi, un facoltoso medico veneziano. 

 

Scoletta del Santissimo Sacramento

Risale al 1486 ed è stata edificata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento. Edificio semplice e ad aula unica è un tipico oratorio, ora utilizzato per mostre ed esposizioni. Nella facciata Jacopo Dal Ponte, detto il Bassano (1510 c. – 1592) nel 1535 aveva affrescato il Miracolo dell’Asina  di Sant’Antonio da Padova.Quale testimonianza di quel grande affresco, ci rimane la lunetta soprastante il portale d’ingresso ove è raffigurato Il Cristo passo tra due angioletti. Sull’altare un tempo vi stava una tavola dipinta da Bartolomeo Montagna, raffigurante la Vergine Maria con ai lati S. Giovanni Battista e S. Antonio Abate, ora sostituita con una statua lignea della Madonna di pregevole fattura.  

 

Chiesa della Madonna del Carmine o dei Carmini

Edificata  per volere della comunità tra l’agosto 1618 e l’agosto 1619,  in seguito, sembra, alle esortazioni del padre Giuseppe Da Faenza, venuto a predicare a Marostica nel 1617. La costruzione fu resa possibile grazie alle offerte dei fedeli e alle donazioni di alcuni zelanti e operosi cittadini di Marostica. E’ ubicata nella zona che i Marosticani chiamano “Le strade alte”, espressione con la quale si  intende evidenziare una posizione elevata rispetto alla Piazza che costituisce il cuore della città. Presenta una facciata in stile barocco. È ad aula unica a forma quadrata e gli affreschi del soffitto si devono a Giuseppe Graziani (1699-dopo 1760). Notevole interesse artistico rivestono i due paliotti in legno intagliato e scagliola (seconda metà del XVII secolo) dei due altari di destra e sinistra. Il campanile ha pianta quadrata e termina con una cella campanaria con quattro monofore ai lati e cuspide ottagonale.  

 

Pieve di Santa Maria - Chiesa parrocchiale

È la più antica testimonianza di fede cristiana di Marostica. Chiesa battesimale del territorio, risalente con ogni probabilità al sec. VIII, divenne la pieve del primo nucleo insediativo di Marostica (il  borgo Pieve- Giara) ai piedi del Pauso, luogo di antica frequentazione umana in età preromana e romana. Centro di irradiazione del messaggio evangelico, nel XIII secolo era chiesa archipresbiteriale, da cui dipendevano numerose chiese filiali sparse nel territorio. Già ampliata intorno al 1450, fu oggetto di un radicale intervento di ricostruzione e ampliamento negli ultimi anni del Seicento (una iscrizione all’interno  indica il punto esatto in cui arrivava la vecchia chiesa e l’inizio della parte di nuova edificazione) grazie all’intraprendente don Gaspare Ghirardelli. Venne consacrata nel 1701. Grazie a questo innovativo intervento assunse la configurazione attuale con facciata barocca. Di grande interesse artistico sono le tre porte con formelle bronzee, che risalgono al 1979-1985, che raccontano episodi biblici e della vita del Cristo, opera dell’artista marosticano Gigi Carron (1926-2006). Il campanile, innalzato nel 1711, fu arricchito da una pregevole meridiana ed un orologio, che risale al 1727, che si deve alla maestria del famoso Bartolomeo Ferracina.

Interno
Le tre navate risalgono all’intervento di ricostruzione di fine Seicento. Al suo interno è dotata di ben otto altari. Quello Maggiore, in stile barocco e della scuola del Marinali (sec. XVII), era un tempo impreziosito, secondo G. B. Verci, da un dipinto di Alessandro Maganza, ora sostituito da una copia dell’Assunta del Tiziano, opera del pittore Giuseppe Fortunato Centazzo (sec. XIX). Di notevole interesse, sempre nell’abside la tela  di Andrea Celesti (1637- c. 1711) raffigurante  il Sacrificio di Melchisedec. Di pregevole fattura risultano essere i paliotti degli altari dell’Addolorata e della Madonna di Lourdes. Nei tre scomparti del soffitto gli affreschi si devono a Bartolomeo Dusi (1833-1904), autore anche della Trasfigurazione sulla volta dell’abside. Di Pietro Menegatti ( 1809-1848) è la tela Cristo nell’orto e del frate Felice Cignaroli il Battesimo di Cristo. Un tempo all’esterno della chiesa (lato nord), ora invece collocato nella parete nord della navata laterale di sinistra, è il rilievo marmoreo raffigurante la Madonna con Gesù Bambino, della scuola del Sansovino, un ex-voto donato da Prospero Alpini (1553-1616), quale ringraziamento per il ritorno dal viaggio in Egitto.

 

Chiesa e Convento di S. Rocco

È documentata fin dal 1410  l’esistenza in Borgo Panica di una cappella dedicata a  S. Rocco, costruita e retta dalla fradaglia di S. Rocco. I padri domenicani si insediarono in questo luogo agli inizi del XVI secolo, edificarono l’insieme conventuale e ampliarono la cappella trasformandola in chiesa a tre navate. Costruirono  il campanile, il quale fu oggetto di interventi successivi fino ad assumere l’attuale e singolare configurazione di campanile che si innalza dal tetto stesso della chiesa. Del complesso conventuale sono di  notevole interesse i due chiostri. La chiesa è dotata al suo interno di ben sette altari e di notevole interesse artistico sono i paliotti d’altare in scagliola di Natale Bianchini (1653-1729) e gli altari di S. Domenico e dell’Angelo Custode (o la morte di S. Giuseppe) di Antonio Bianchi (sec. XVII). Il governo veneto nel 1770 soppresse il convento e i padri domenicani lasciarono Marostica. L’11 maggio 1771 l’ospedale di Marostica venne trasferito da Borgo Giara all'interno del Convento occupandone i locali, dove rimase fino ai primi anni del Novecento quando venne costruito il primo ospedale moderno della Città, che fu dedicato all'ilustre medico marosticense Prospero Alpini.

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